La figlia del Capitano by Puskin Aleksandr Sergeevic

La figlia del Capitano by Puskin Aleksandr Sergeevic

autore:Puskin Aleksandr Sergeevic [Sergeevic, Puskin Aleksandr]
La lingua: ita
Format: epub, mobi, azw3
editore: Einaudi
pubblicato: 1942-05-07T23:00:00+00:00


33

E' impossibile dire quale effetto produsse su me questa canzone popolare sulla forca, cantata da uomini che alla forca erano votati. Le loro facce minacciose, le voci armoniche, l'espressione triste che essi davano alle parole, già così espressive: tutto mi fece vibrare di poetico sgomento.

Gli ospiti bevvero ancora un bicchiere a testa, si alzarono da tavola e si congedarono da Pugaciòv. Io volevo seguirli, ma Pugaciòv mi disse:

- Rimani; voglio discorrere con te.

Restammo faccia a faccia. Il nostro vicendevole silenzio durò qualche minuto. Pugaciòv mi guardava fissamente, strizzando a tratti l'occhio sinistro con mirabile espressione di marioleria e di canzonatura. Infine rise, e con tal sincera gaiezza che io, guardandolo, mi misi a ridere senza sapere io stesso di che.

- Ebbene, vostra nobiltà? - mi disse, - avesti paura, confessalo, quando i giovanotti miei ti buttarono la corda al collo?

Ti sarai visto, immagino, con un palmo di lingua fuori... E avresti dondolato alla traversa, se non era il tuo servo.

Riconobbi subito il vecchio barbogio. Orsù, pensavi mai tu, vostra nobiltà, che l'uomo che ti condusse al ricovero fosse il gran sovrano stesso? - (Qui egli prese un'aria grave e misteriosa). - Tu sei colpevole di brutto davanti a me, continuò,

- ma ti graziai per il tuo beneficio, perché mi rendesti un servizio, quand'ero costretto a nascondermi ai miei nemici. E

quello che ancora vedrai! Come ti ricompenserò, quando avrò avuto il mio Stato! prometti di servirmi con zelo?

La domanda del furfante e la sua spavalderia mi parvero cosi divertenti che non potei far a meno di sorridere.

- Di che sorridi ? - mi domandò, aggrottando le ciglia. - O non credi che sono il gran sovrano? Rispondi francamente.

Mi turbai. Di riconoscere il vagabondo per sovrano non me la sentivo: mi pareva una pusillanimità imperdonabile.

Dargli dell'impostore in faccia avrebbe significato espormi alla rovina, e ciò a cui ero stato pronto sotto la forca agli sguardi di tutto il popolo e nel primo impeto d'indignazione, mi sembrava ora un'inutile gradassata. Titubavo. Pugaciòv cupo aspettava la mia risposta. Infine (ancor oggi rammento con soddisfazione quell'istante) il sentimento del dovere trionfò in me sull'umana debolezza. Risposi a Pugaciòv:

- Ascolta, ti dirò tutta la verità. Ragiona, posso io riconoscere in te il sovrano? Sei uomo di senno, vedresti tu stesso che giuoco di astuzia.

- E chi sarei, a tuo giudizio?

- Dio ti conosce; ma chiunque tu sia, giuochi un giuoco pericoloso.

Pugaciòv mi gettò un rapido sguardo.

- Allora tu non credi, - disse, - che io sia il sovrano Piotr Fèodorovic'? Be', va bene. Ma la fortuna non arride forse agli audaci? Forse che un tempo Griska Otriopiev non regnò? Pensa di me quel che vuoi, ma non ti staccare da me. Che t'importa di tutto il resto? Chiunque sia il "pop", gli si dà del "padre". Servimi con fede e lealtà, e io ti farò feldmareseiallo, e principe. Come la pensi?

- No, - risposi, - sono nobile di nascita; ho giurato alla sovrana imperatrice: servir te non posso. Se in realtà mi vuoi del bene, lasciami andare a Orenbùrg.



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